Chi vive in una casa costruita prima degli anni 90 e non ha mai effettuato alcun intervento di ammodernamento, dovrebbe preoccuparsi di controllare l’impianto elettrico che molto probabilmente non soddisfa i requisiti legislativi.

In Italia, a partire dai primi anni ‘90 la materia è stata regolata con la legge 46/90 che imputa la responsabilità di gli eventuali problemi a carico dell’installatore. La responsabilità riguarda sia l’utilizzo dei materiali e degli apparecchi utilizzati, ma anche la procedura di installazione. Secondo la legge, per essere considerato a norma, l’impianto deve essere provvisto di alcuni elementi imprescindibili: un salvavita, uno scarico a terra, fili facilmente riconoscibili con colori appositi, prese ed interruttori omologati e soprattutto che non vi siano fili a vista.

Inoltre l’impianto deve avere come minimo tre cavi conduttori: fase, terra e neutro. Infine l’impianto deve essere progettato e installato in modo da essere ispezionato agevolmente negli interventi futuri di riparazione e manutenzione.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono i criteri che un impianto elettrico deve soddisfare per essere considerato a norma:

  • installazione di una centralina da cui partono tutti i cavi. La centralina deve essere provvista di un salvavita, un dispositivo che interrompe il flusso di energia elettrica nel momento in cui si verifica un cortocircuito
  • un interruttore generale di emergenza
  • le prese elettriche devono essere dotate di circuito a 16 ampere e vanno installate a 30 cm dal pavimento
  • gli interruttori devono essere installati a 110 cm dal pavimento
  • allarmi sonori, impianti di rilevamento fumo e tutti i dispositivi a chiamata devono usare un circuito a 12 volt
  • le luci devono usare un circuito a 10 ampere
  • gli sgabuzzini e tutti gli spazi chiusi devono avere almeno un punto luce
  • il cablaggio va eseguito con appositi corrugati o canaline

La legge 46/90 è stata integrata recentemente con il decreto ministeriale 37/2008, il quale stabilisce che per certificare la regolarità dell’impianto questo deve essere accompagnato dal certificato d’idoneità, rilasciato dall’installatore.

Quanto costa mettere a norma l’impianto elettrico?

I lavori richiesti per questo tipo d’intervento possono essere diversi. Per permettere il passaggio dei cavi per tutta l’abitazione si dovranno necessariamente rompere i muri e per l’installazione delle luci si dovrà intervenire anche sul soffitto. Queste opere edili rappresentano sicuramente i costi più importanti. Si potrebbe risparmiare qualcosa collocando un controsoffitto in cartongesso e utilizzando le canaline per evitare la rottura dei tramezzi. Ma il consiglio più sensato è senza dubbio approfittare di una ristrutturazione immobile per effettuare la contemporanea messa a norma dell’impianto elettrico. Oltre al vantaggio di un unico intervento, bisogna considerare anche il fatto che molte società edili propongono degli sconti sul pacchetto completo di ristrutturazione.

In ogni modo per la stima dei costi, bisogna tenere conto delle dimensioni dell’immobile. Consideriamo ad esempio un’abitazione di 100 metri quadri in cui sono installati un centinaio di apparecchi, tra punti luce, interruttori e prese elettriche. Senza contare le eventuali opere murarie, il costo complessivo potrebbe essere intorno ai 4500-5000 €. In ogni modo non bisogna fermarsi al primo preventivo, siamo nell’epoca di internet e in rete si trovano molti siti comparatori o marketplace dove trovare l’offerta più conveniente.